Maschio Angioino (Castel Nuovo)
La costruzione del Maschio Angioino si deve all’iniziativa di Carlo I d’Angiò, che nel 1266, sconfitti gli Svevi, salì al trono di Napoli e Sicilia e stabilì il trasferimento della capitale da Palermo alla città partenopea.
La presenza di una monarchia esterna aveva impostato l’urbanistica di Napoli intorno al centro del potere regale, costituendo un polo urbanistico alternativo, formato dal porto e dai due principali castelli ad esso adiacenti, Castel Capuano e Castel dell’Ovo.
Tale rapporto tra corte regale e urbanistica cittadina si era manifestato già con Federico II, che nel XIII secolo, nello statuto svevo aveva concentrato le maggiori attenzioni sui castelli trascurando affatto le mura cittadine.
Ai due castelli esistenti gli Angioini aggiunsero il principale, Castel Nuovo, che fu non solo fortificazione ma soprattutto la loro grandiosa reggia.
Dopo tanti saccheggiamenti il castello fù ricostruito da Alfonso d’Aragona si presenta di pianta irregolarmente trapezoidale ed era difeso da cinque grandi torri cilindriche, quattro rivestite di piperno e una in tufo, e coronate da merli su beccatelli.
Le tre torri sul lato rivolto verso terra, dove si trova l’ingresso, sono le torri “di San Giorgio”, “di Mezzo” e ” di Guardia” (da sinistra a destra), mentre le due sul lato rivolto verso il mare prendono il nome di torre “dell’Oro” e di torre “di Beverello” (ancora da sinistra a destra).
Il castello è circondato da un fossato e le torri si elevano su grandi basamenti a scarpata, nei quali la tessitura dei blocchi in pietra assume disegni complessi, richiamando esempi catalani.
Sul lato settentrionale si apre, presso la torre “di Beverello” una delle finestre crociate della “sala dei Baroni”, mentre altre due finestre si affacciano sul lato orientale verso il mare. Al centro di questo lato la parete di fondo della “cappella palatina”, con monofora tra due strette torri poligonali.
Segue un corpo di fabbrica avanzato, che in origine sosteneva una loggia e un tratto rientrante con due logge sovrapposte, protetto dall’altra torre angolare detta “dell’Oro”. Sul lato meridionale alla cortina si sovrappone un lungo loggiato.
Tra le due torri che difendono l’ingresso (torri “di Mezzo” e “di Guardia”) venne eretto un arco di trionfo in marmo, destinato a celebrare il ricordo dell’ingresso di re Alfonso nella capitale.
L’opera trae ispirazione dagli archi di trionfo romani. Un arco inferiore, inquadrato da colonne corinzie binate, presenta sui fianchi del passaggio rilievi che raffigurano Alfonso tra i congiunti, i capitani e i grandi ufficiali del regno; sull’attico il rilievo raffigurante il Trionfo di Alfonso.
Un secondo arco si sovrappone al primo, con colonne ioniche binate, e doveva ospitare la statua del re.
Sull’attico le statue delle quattro virtù (Temperanza, Giustizia, Fortezza e Magnanimità), collocate entro nicchie, sormontate da un coronamento a forma di timpano semicircolare, con Figure di fiumi e in cima la statua di San Michele.
Le sculture sono attribuite ad importanti artisti del tempo: Guillem Sagrera, Domenico Gagini, Isaia da Pisa e Francesco Laurana.